Figure. Come funzionano le immagini dal Rinascimento a Instagram

Riccardo Falcinelli

Agosto 2024

Così, nelle immagini, da tempi remoti, se una cosa occupa il mezzo ci sta dicendo che quello è ciò di cui si parla.

…esiste un centro solo se c'è uno spazio dato, definito, misurabile, anche soltanto «a occhio».

Un pallino decentrato diventa invece, subito, un'immagine dinamica, instabile o anche inquieta. Ci sentiamo dentro un movimento potenziale.

…stare davanti a un'immagine come fosse un televisore non è mai stata la norma. Ecco perché la proposta di Alberti è rivoluzionaria: sta «inventando» lo sguardo moderno.

…per innescare l'illusione di profondità e di realismo bisogna stare nella posizione stabilita dal pittore: se ci si sposta di un paio di metri l'effetto non regge

La prospettiva, dunque, non è un dispositivo neutro o naturale per restituire la realtà: è un artificio — a cominciare dal fatto che nella vita reale usiamo due occhi e non uno solo —, codificato al punto da comportare una gerarchia dello sguardo e dell'osservatore; è una macchina culturale che possiede già, dentro di sé, un modo di interpretare le cose.

…è il disegno prospettico che ha posto le basi dello sguardo che conosciamo oggi, e se la pittura del Quattrocento ci pare più verosimile di un'icona bizantina è solo perché abbiamo in testa, come standard, la fotografia.

A questo proposito è interessante notare come Alberti, - parlando dell'immagine-finestra - scelga il verbo «mirare», che nell'italiano dell'epoca significava «guardare con attenzione».

Costruendo corridoi e boulevard abbiamo materializzato nello spazio fisico il meccanismo segreto del nostro occhio, abbiamo proiettato fuori di noi un modo di funzionare del cervello dandogli la concretezza del cemento e della pietra.

…la prospettiva ipnotizza lo sguardo, spiritualizzandolo.

…molti discorsi di storia dell'arte finiscono per essere spiegazioni di storia, non di arte.

…perché il mirino ci impone di selezionare.

Ecco la differenza sostanziale tra le due pratiche: un disegno nasce muovendo degli strumenti su una superficie, facendo interagire l'inventiva con matite, colori e pennelli; è un'attività di costruzione, come impastare un dolce, mischiando ingredienti diversi fino a ottenere una certa forma. In un'inquadratura, invece, quello che si vede è il frutto di un prelievo dalla realtà.

…la grande invenzione del Rinascimento è immaginare che il mondo continui oltre i bordi del dipinto.

Inquadrare riguarda il mettere al centro, ma pure chiedersi cosa rimarrà fuori o starà in bilico, là, sul bordo.

…pratico, facile, organizzato; somigliando a una finestra consente di rappresentare il mondo in modo credibile, e anche di fare economia. Pensiamo alle scatole di Ikea: se ogni cosa viene portata a dimensioni compatte e impilabili si risparmiano spazio e denaro. Suona strano applicato alle faccende culturali? Niente affatto.

Il rettangolo si rivela un metro perfetto: è pratico, facile, organizzato; somigliando a una finestra consente di rappresentare il mondo in modo credibile, e anche di fare economia. Pensiamo alle scatole di Ikea: se ogni cosa viene portata a dimensioni compatte e impilabili si risparmiano spazio e denaro. Suona strano applicato alle faccende culturali? Niente affatto.

…puoi esprimere te stesso ma dentro confini quadrangolari.

…il vuoto comincia a interagire con i volti, ponendo le basi di un gusto diffuso ancora oggi.

Un formato, difatti, una volta entrato nell'uso, smette di essere una semplice cosa e diventa presto una categoria psicologica.

…abituati a vedere certe immagini secondo un orientamento tipico, finiamo per accettarlo come inevitabile, più consono e quasi «naturale».

Si comprende perciò che una cornice, ancora prima di essere un oggetto materiale, è un recinto psicologico che indirizza lo sguardo e gli dà sensatezza. E dunque, per metafora, la cornice più importante è sempre il contesto culturale in cui ci troviamo immersi.

…la didascalia è una cornice psicologica: dopo averla letta non riusciamo più a vedere l'immagine come prima.

La distanza di un braccio è quella che ci fa vedere, contemporaneamente, sia la materia di cui è fatto il dipinto, sia l'illusione di rappresentare qualcosa.

Whistler e Cézanne ci hanno messo nelle condizioni di vedere sempre un po' di astratto nel figurativo,

…apprezzare le immagini non tanto per decifrarle quanto per il piacere del loro movimento.

…molte di loro mietono Like per come sono composte e non certo per cosa raffigurano.

La differenza tra una foto-tessera e un ritratto d'autore risiede spesso anche nel modo in cui chiedono di essere guardate, nel tempo che pretendono da noi.

I percorsi cambiano ogni volta, a seconda del compito richiesto, ma anche a seconda della cultura dell'osservatore, del momento della vita, del contesto generale. Yarbus ne conclude che i movimenti oculari riflettono i processi del pensiero umano, e la traccia che ne rimane è il modo in cui abbiamo ragionato di fronte a una data immagine in un certo lasso di tempo:

…anche se la sensazione di essere trasportati dentro il quadro sembra inevitabile è solo la nostra alfabetizzazione visiva che ci permette di vederla.

I processi creativi non sono infatti il risultato esclusivo della consapevolezza, contribuiscono pulsioni inconsce e memorie culturali che decantano in modo inavvertito.

…è il vuoto che rende sensato il pieno.

Tagliare - quando è fatto con criterio - è una forma di attenzione, una scelta che chiede all'osservatore di focalizzare il particolare di un discorso più ampio.