La nave solitaria che solcava il mare immenso, la miriade di stelle che svanivano nel cielo sconfinato: erano tutte cose elementari che allo stesso tempo calmavano e agitavano Standish. Era come se stesse comprendendo per la prima volta quanto fossero insignificanti e irrilevanti tutte le seccature della vita, vergognandosi di averle patite in un mondo che era stato in grado di creare una scena del genere.
Quando la salutò e riappese la cornetta, si sentì sciocco. Un uomo della sua età, trentacinque anni, nel pieno della maturità; un agente di Borsa di successo, un tipo avveduto, che si lasciava governare a quel modo dagli umori del momento!
Se un uomo lo faceva con discernimento, senza perdere la testa, affogare non era poi così terribile; e comunque con la morte il dolore sarebbe finito.
Ma adesso si rendeva davvero conto che la vita era preziosa, che tutto il resto – amore, soldi, successo – era una menzogna rispetto al semplice benessere di non morire.
«Peccato che non si possa vivere così per sempre, felici e basta, senza dover trovare per forza una ragione» aveva osservato Standish mentre contemplava
«Peccato che non si possa vivere così per sempre, felici e basta, senza dover trovare per forza una ragione»
Certe persone avevano la prestanza, altre il cervello; talune la velocità, talaltre la resistenza. I campagnoli e i cantanti d’opera avevano voci forti e robuste, ma per lavorare in Borsa non servivano a granché. Poco importava quello che avevi, dovevi accontentarti: era questo il punto. Non potevi rispedire te stesso indietro agli dèi e chiedere un altro pacco.